PierAngelina: una Re-Evolution tutta al femminile che ricalca le orme delle artiste del passato.
“Una comunità di lavoro composta da abili artisti-artigiani che lavoreranno in perfetta unità d’intenti e comunanza di concezione artistica alla realizzazione di opere architettoniche in tutta la loro complessità di aspetti.” Così recitava il Manifesto del Bauhaus, redatto da Walter Gropius nel 1919.
Secondo il documento, la scuola era aperta a “qualsiasi persona di buona reputazione, indipendentemente dall’età o dal sesso” senza quindi “differenze tra il bel sesso e il sesso forte”.
Eppure Gunta Stolzl, Marianne Brandt, Lou Scheper-Berkenkamp, sono solo alcuni dei nomi delle designer formate e destinate ad eccellere nella scuola della Bauhaus.
Sempre in ombra del genio maschile, pur essendo un istituto destinato ad ambo i sessi, le donne erano costrette ai soli corsi di ceramica e tessitura.
Fatta eccezione per Marianne Brandt, che riuscì ad accedere al corso di lavorazione dei metalli svettando su tutti i colleghi maschi, la componente femminile riuscì solo a frequentare corsi adatti “al gentil sesso”.
Nei manuali di storia dell'arte e di storia dell'architettura non vengono nemmeno menzionate, ma ancora oggi la nostra moda e il nostro design risentono della loro grande influenza artistica.
Il patchwork, l'utilizzo del metallo nelle componenti d'arredo, la pittura su tessuto, le geometrie, tutto fa parte ormai del nostro quotidiano.
La linea PierAngelina, infatti, nata in onore alla materia tessile della tradizione marchigiana, incontra le ispirazioni artistiche delle donne pioniere della Bauhaus.
E così, Gunta, la linea di runner in patchwork che presto si arricchirà di nuovi elementi, Marianne, un corredo da camera fatto di stoffe luminose ed elementi che richiamano la leggerezza del filo di metallo, Lou, la creatività pittorica riportata sulla stoffa.
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